Moxibustione

moxibustione_1_378x400In Cina quando si parla di agopuntura si usa la parola “zhen jiu” che significano agopuntura e moxibustione: ciò significa che questo metodo di terapia è fin dall’antichità associato costantemente all’agopuntura.  In realtà il termine moxa non è di orgine cinese ma giapponese ed è nato ispirandosi alla parola giapponese “moekusa” che significa “erba che brucia”.

È questo il nome dato ad una tecnica di riscaldamento della zona prescelta, in genere in corrispondenza di un punto di agopuntura, per mezzo di “coni di moxa”, “sigari di moxa”, oppure attraverso gli stessi aghi, una volta infissi nella pelle.

I sigari ed i coni di moxa sono preparati con le foglie dell’Artemisia vulgaris che vengono raccolte prima dell’estate e lasciate essiccare al sole. L’artemisia cresce spontaneamente ai bordi di molte strade anche in Italia ed è una pianta che appartiene alla stessa famiglia cui appartiene l’assenzio che è utilizzato anche nell’erboristeria occidentale. Le  foglie di artemisia, una volta essiccate, vengono ripulite della parte lanosa, private del gambo, frantumate e compresse per dar loro la forma appunto di sigari o di coni di diversa grandezza.

L’Artemisia vulgaris può essere associata ad altre sostanze medicinali come la radice di canfora o lo zenzero officinale, ma resta sempre la sostanza principale per le sue particolari caratteristiche adatte a produrre un giusto calore ed un profumo gradevole.

La moxibustione è una tecnica che ha lontane origini, ovviamente legate alla scoperta del fuoco ed è descritta già diffusamente nei testi classici di medicina.
Si ha notizie dell’uso dell’Artemisia vulgaris già in epoca Zhou (prima della nascita di Cristo) e nel testo Shang Han Za Bing Lun, scritto in epoca Han (nel II secolo d.C.), si davano indicazioni precise circa il suo uso, specificando le malattie per le quali era efficace e quelle per le quali era proibita. In generale, la moxibustione,  si usa con lo scopo di stimolare con il calore i punti ed i meridiani permettendo così la dispersione del freddo, dell’umidità al’interno dell’organismo. Il calore è in grado, inoltre, di tonificare il qi (la bioenergia del corpo) e quindi operare un’azione tonificante, utile soprattutto per la prevenzione delle malattie epidemiche come le sindromi influenzali. Avendo la funzione di trasmettere il calore, ne è sconsigliato l’uso vicino a zone delicate come i grossi vasi e le mucose degli organi sensoriali. Va inoltre evitata quando, nel paziente, si scorgono i segni di malattie causate da calore, sintomi di intossicazione o in caso di iperpiressia. Ovviamente, sui neonati va praticata con estrema cautela in modo da evitare ustioni alla loro pelle delicata.

Il termine moxibustione è nato ispirandosi alla parola giapponese “moekusa” che significa “erba che brucia”. È questo  il nome dato ad una tecnica di riscaldamento della zona prescelta, in genere in corrispondenza di un punto di agopuntura, per mezzo di coni di moxa, sigari di moxa, oppure attraverso gli stessi aghi, una volta infissi nella pelle.

I sigari ed i coni di moxa sono preparati con le foglie dell’Artemisia vulgaris che vengono raccolte prima dell’estate e lasciate essiccare al sole. Vengono ripulite della parte lanosa, private del gambo, frantumate e compresse per dar loro la forma appunto di sigari o di coni di diversa grandezza. L’Artemisia vulgaris può essere associata ad altre sostanze medicinali come la radice di canfora o lo zenzero officinale, ma resta sempre la sostanza principale per le sue particolari caratteristiche adatte a produrre un giusto calore ed un profumo gradevole.

La moxibustione è una tecnica che ha lontane origini, ovviamente legate alla scoperta del fuoco ed è descritta già diffusamente nei testi classici di medicina.

Le  metodiche più antiche, più che un riscaldamento, contemplavano una vera e propria cauterizzazione di alcune zone, mettendo a contatto della pelle del materiale incandescente.  Si ha notizie dell’uso dell’Artemisia vulgaris già in epoca Zhou e nel testo Shang Han Za Bing Lun, scritto in epoca Han, si davano indicazioni precise circa l’uso della cauterizzazione diretta, specificando le malattie per le quali era efficace e quelle per le quali era proibita.

In generale, la moxibustione, si usa con lo scopo di raggiungerecon il calore, i meridiani permettendo così la dispersione del freddo, dell’umidità e del vento all’interno dell’organismo. Il calore è in grado, inoltre, di armonizzare l’energia e quindi operare un’azione tonificante, utile soprattutto per la prevenzione delle malattie epidemiche come le sindromi influenzali.

Avendo la funzione di trasmettere il calore, ne è sconsigliato l’uso vicino a zone delicate come i grossi vasi e le mucose degli organi sensoriali. Va inoltre evitata quando, nel  paziente, si scorgono i segni di malattie causate da calore, sintomi di intossicazione o in caso di iperpiressia.

LA MOXIBUSTIONE CON SIGARO DI MOXA

moxibustione_6_378x400Questa metodologia, particolarmente indicata nei bambini che la tollerano facilmente, si esegue riscaldando con un sigaro di moxa acceso il punto prescelto dal medico (in genere corrispondente ad un agopunto).
Tenendosi alla giusta distanza ed avvicinando ed allontanando il sigaro dalla zona da trattare, si riuscirà a provocare una sensazione di calore che il paziente avvertirà spesso con piacere, senza giungere alla bruciatura, ma procurando sulla pelle un alone arrossato.
L’intera manovra può durare diversi minuti o, comunque, fino ad ottenere un notevole riscaldamento dell’area prescelta. A questo punto, in genere, si passerà a trattare un altro agopunto, su indicazione del medico.
Gli stiks di moxa, così usati, hanno un effetto fisiologico perché forniscono un calore delicato che promuove la circolazione dell’energia e del sangue nella zona trattata.

LA MOXIBUSTIONE CON AGO RISCALDATO

18 2 ago riscaldatpQuesta tecnica è usata soprattutto per curare quelle patologie tipo dolori articolari, lombalgie causate da freddo ed umidità che richiedono contemporaneamente sia il trattamento con agopuntura che la moxibustione. Mentre l’ago aiuta a disperdere il dolore, il calore serve a rilassare i muscoli e, quindi, sciogliere l’eventuale contrattura promuovendo la circolazione dell’energia.
Questa tecnica si esegue applicando al manico dell’ago, una volta infisso sulla pelle, un tronchetto di moxa che viene poi acceso, in modo da riscaldare la zona sottostante che verrà protetta da eventuali pezzetti di cenere provenienti dalla moxa, con un dischetto di carta appoggiata intorno all’ago.
Spesso, però, il medico ritiene di riscaldare manualmente l’area da trattare e allora userà direttamente il sigaro di moxa sulla zona dell’agopunto.

LA MOXIBUSTIONE CON CONI DI MOXA

18 1 cono di moxa
Il cono di moxa potrebbe anche essere applicato direttamente sulla pelle come si usava fare un tempo per ottenere la cauterizzazione, ma, in genere, viene applicato su una sostanza interposta (zenzero, sale, polvere di aconito o argilla) che evita il diretto contatto con la cute e, allo stesso tempo, permette un notevole riscaldamento della zona.

Quando il medico sceglie di riscaldare un’area piuttosto ampia del corpo, allora può usare più coni di moxa accesi e posti in una scatola di legno, preparata per questo uso, con una griglia nella parte inferiore e quattro piedini per appoggiarla sopra al paziente stesso. Se si vuole ottenere un maggiore riscaldamento, la scatola va chiusa con un apposito coperchio.
Va tenuta sulla zona da trattare fino a completo esaurimento dei coni di moxa oppure spostata su altre aree a discrezione del medico e secondo una precisa diagnosi.
Si possono usare anche delle scatole metalliche in cui far bruciare la “moxa senza fumo”.