L’agopuntura in Italia negli ultimi 40 anni
L’ultimo numero della rivista da me diretta: Olos e Logos: Dialoghi di Medicina Integrata www.oloselogos.it, è dedicato ad affrontare il tema dell’agopuntura in Italia negli ultimi 40 anni, dall’inserimento nel tariffario della FNOMCeO nel 1983 all’accreditamento delle Scuole del 2017.
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Sono passati 40 anni da quando, alla fine degli Anni ’70, in qualità di anestesista ed algologo, iniziai ad interessarmi di agopuntura. Avevo sentito dire che si poteva utilizzare in sala operatoria per le anestesie ed in ambulatorio come tecnica analgesica. Allora non avrei certamente immaginato che sarebbe diventata la mia principale attività professionale e che oggi sarei stato qui a raccontarne la storia.
Debbo dire che fui molto fortunato perché, poco dopo che avevo iniziato a praticarla come attività libero professionale nell’Ospedale di Civitanova Marche dove allora lavoravo, venne siglato l’accordo regionale relativo all’Istituto delle Compartecipazioni dei Medici Ospedalieri delle Marche e, con mia grande meraviglia, l’agopuntura era stata inserita tra le voci relative all’anestesia. Attivai subito un ambulatorio divisionale in cui sotto la voce “analgesia” iniziai a praticare l’agopuntura che veniva prescritta ai miei pazienti dal medico di base sul ricettario della ASL.
Forse perché la fortuna arride ai principianti, forse per il mio entusiasmo giovanile, ma spero anche per la serietà con la quale mi dedicavo a questa pratica clinica, sta di fatto che in pochissimo tempo il mio divenne l’ambulatorio più attivo di tutto l’ospedale. Nel giro di pochi anni passai da un lettino di terapia a due, poi a tre, quattro ed infine a 5 per rispondere alle sempre più pressanti richieste dei tanti pazienti.
Nel frattempo l’agopuntura uscì dal limbo nel quale era stata collocata fino ad allora.
Nel 1983 fu ufficialmente inserita tra le voci del tariffario della FNOMCeO e definita “atto medico”, nel 1985 fu inserita nel tariffario nazionale dell’Istituto delle Compartecipazioni dei Medici Ospedalieri sempre tra le voci relative agli anestesisti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e successivamente si diffuse sempre più ampiamente non sono nella medicina privata ma anche in ambito pubblico nei numerosi ambulatori che erano stati istituiti in molte ASL in tutte le regioni italiane.
Quando nel 2000 editammo per la FISA il volume “Agopuntura, evidenze cliniche e sperimentali, aspetti legislativi e diffusione in Italia” curai il capitolo “Agopuntura e strutture sanitarie pubbliche”. Gli ambulatori di agopuntura operanti all’interno delle ASL erano 122 e in essi operavano 261 medici.
Una battuta di arresto si ebbe nel 2002 quando Sirchia, allora Ministro della Sanità, non volle inserire l’agopuntura tra i LEA. Molti centri pubblici furono ostacolati nella loro attività clinica da questa inspiegabile decisione che nell’ottica di un irrisorio risparmio privava molte strutture allora attive della possibilità di proseguire la loro richiestissima attività assistenziale. Tuttavia molte Regioni si opposero a questa politica miope e la Toscana fu senza dubbio la portabandiera di una politica di apertura nei confronti dell’agopuntura e medicina cinese che ha portato nel corso degli Anni successivi al grande lavoro svolto all’interno della Conferenza Stato Regioni per l’approvazione il 7 febbraio del 2013 ( Rep. Atti n.54/CSR) dell’Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano concernente i criteri e le modalità per la formazione ed il relativo esercizio dell’agopuntura, della fitoterapia e dell’omeopatia da parte dei medici chirurghi ed odontoiatri”.
Con questo accordo si è finalmente regolamentato, in Italia, il percorso relativo alla certificazione di qualità sulla formazione in agopuntura ed alla messa a punto dei registri dei medici agopuntori presso gli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri.
Mi corre l’obbligo di ricordare come questo accordo sia stato l’esito di un lungo lavoro al quale ho avuto l’onore di partecipare e del cui successo siamo certamente debitori a due colleghi: Sonia Baccetti in rappresentanza della Toscana e Ettore Quirico, (purtroppo troppo prematuramente scomparso quest’inverno) per il Piemonte.
Ora che l’agopuntura è finalmente stata “sdoganata” occorre proseguire il grande lavoro svolto negli scorsi 40 anni su due percorsi paralleli: la ricerca clinico sperimentale e l’integrazione con la biomedicina. Lasciamo ai nostri giovani allievi questo compito perché con lo stesso entusiamo che ci ha guidato negli scorsi 4 decenni sappiano proseguire il lavoro iniziato per portarlo a compimento. Ad maiora.
Ringrazio di cuore Stefania Giuliani che, in questo fascicolo di Olos e Logos, illustra con dovizia di particolari il percorso da me brevemente tratteggiato in poche righe.