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L’AGOPUNTURA È “ATTO MEDICO” DAL 1982 SECONDO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

L’agopuntura è inserita da anni nel contesto delle cosiddette terapie non convenzionali, eppure la sua storia è completamente diversa da quella di tutte le altre tecniche o medicine complementari o integrative soprattutto in termini di “ufficializzazione” e “regolamentazione”.

Pochi sanno infatti che fin dagli inizi degli Anni ’80 l’agopuntura è stata “ufficialmente inserita” nel contesto delle pratiche mediche sia in ambito giurisprudenziale che all’interno dei regolamenti della stessa FNOMCeO. 

È stata una sentenza della Suprema Corte di Cassazione che nel 1982 stabilì che l’agopuntura fosse di competenza del medico e contestualmente anche la FNOMCeO la inserì ufficialmente all’interno della categoria degli “atti medici” che dunque conseguentemente sono caratterizzati dalla necessità di una specifica diagnosi per l’impostazione di una conseguente terapia.

Purtroppo nel corso degli ultimi 30 anni si è persa memoria di queste specificità dell’agopuntura che l’hanno sempre differenziata da tutte le altre pratiche mediche non convenzionali. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo dovuto attendere l’Accordo Stato-Regioni del 7 febbraio del 2013 Rep. Atti n.54/CSR sui “criteri e le modalità per la formazione ed il relativo esercizio dell’agopuntura”.

Debbo ringraziare di cuore Stefania Giuliani (APRI QUI  IL PDF del suo articolo)che ha voluto dedicare il suo tempo prezioso a ricostruire tutte le vicende che hanno portato a questa sentenza che veniva citata spessissimo senza tuttavia conoscerne adeguatamente il testo ed il contenuto. 

Come Lei afferma nel suo articolo a pagina 4: 

«Per questo motivo e per il valore giuridico, che assume questo provvedimento, nella storia dell’agopuntura in Italia, ho deciso che era giunto il momento di fare un po’ di chiarezza e capire un po’ meglio.

Le mie ricerche sono partite dal web, per poi arrivare alla consultazione di testi in biblioteca e sui cd degli atti della Cassazione…ma niente, della sentenza nessuna traccia: introvabile!

Una sentenza cosi importante, senza la possibilità di leggerne il contenuto, la formulazione e le motivazioni che hanno spinto la Cassazione ad esprimersi e di riconoscere, esplicitamente, alla pratica dell’agopuntura, la valenza di atto medico! Per questo motivo, l’unica possibilità rimasta era quella di richiederla direttamente agli archivi della Cassazione a Roma. Cosi, dopo circa due mesi di ricerche, da parte del personale di Cancelleria, (che ringrazio per la disponibilità e pazienza), fra gli atti in forma cartacea, finalmente, sono riuscita ad averne una copia.»

Il suo articolo presenta finalmente il testo di questa sentenza e la commenta per dare a tutti noi la possibilità di comprenderne appieno la portata rivoluzionaria soprattutto pensando che si tratta di un testo di quaranta anni or sono quando la pratica e la diffusione dell’agopuntura in Italia erano ancora ai loro esordi.

Desidero terminare questo editoriale con un mio ricordo personale che riguarda la pratica dell’agopuntura nell’ambito del SSN italiano all’inizio degli Anni ’80.

Nel 1980 esercitavo la mia professione come anestesista presso l’Ospedale di Civitanova Marche. Si stava avviando la riforma sanitaria che istituiva il SSN e in quell’anno venne approvato il “tariffario regionale delle Marche” relativo alle “compartecipazioni dei medici ospedalieri”. In questo tariffario comparivano tutte le voci delle procedure e pratiche mediche che potevano essere esercitate dai medici ospedalieri a “totale carico del SSN” nell’ambito della loro attività ambulatoriale.

Tra le voci del Servizio di Anestesia e Rianimazione al quale appartenevo era inserita la voce “agopuntura” e, non appena ne venni a conoscenza, attivai la sua pratica clinica inaugurando un Ambulatorio Divisionale del Servizio di Anestesia e Rianimazione. 

Passarono pochi anni e la stessa voce “agopuntura” comparve nel tariffario nazionale dei medici ospedalieri che fu pubblicato nella gazzetta ufficiale – se non erro – nel gennaio del 1985.

Ciò significa che 35 anni or sono in qualsiasi ospedale italiano – che si fosse attivato in proposito – era possibile che i cittadini italiani potessero usufruire “gratuitamente” di prestazioni di agopuntura. I pazienti infatti accedevano alle terapia con la ricetta compilata dal loro medico di base.

Il successo di questa mia pionieristica attività divisionale di agopuntura fu tale da convincermi dell’efficacia dell’agopuntura a punto tale che, nello sconcerto dei miei colleghi medici ospedalieri, decisi dopo pochi anni, nel 1986, di “rassegnare le dimissioni” da medico ospedaliero e dedicarmi a tempo pieno all’agopuntura ed alla medicina cinese.

Fu una decisione presa con gran trepidazione perché abbandonavo una carriera ed un lavoro “sicuri” per dedicarmi all’agopuntura e medicina cinese che, soprattutto allora, molti consideravano poco di più che una attività sciamanica.

A distanza di 40 anni sono convinto che sia stata una delle decisioni migliori della mia vita: mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con una cultura così diversa dalla nostra e con la sua medicina. Mi ha permesso di osservare la mia professione ed i miei pazienti secondo due ottiche diverse ma non antagoniste, anzi assolutamente sinergiche: quella “particolaristica” della medicina occidentale e quella “olistica” della cinese. 

Vi assicuro che poter osservare il mondo inforcando di volta in volta il “teleobiettivo” della biomedicina che coglie tutti i particolari ed il “grandangolo” della medicina cinese che richiama il reale in unità è un’esperienza entusiasmante che auguro a tutti di poter vivere non solo come medici, ma anche e soprattutto per l’arricchimento che ciò comporta alla nostra “umanità”. 

Lucio Sotte