Articoli

I principi della medicina cinese

Questo testo è tratto dal volume scritto dal dott. Lucio Sotte intitolato Qi Gong edito dai Quaderni di Medicina Naturale e dato alle stampe nel 1996

Medicina cinese come medicina globale

L’uomo, con la sua salute e la sua malattia è, da sempre, il campo di indagine di ogni medicina.
Ovviamente, le varie scienze mediche sono il frutto della civiltà e della cultura del paese in cui hanno avuto origine e si sono sviluppate. È per questo motivo che ogni medicina presenta delle differenze rispetto alle altre, visto che è supportata da una diversa concezione del cosmo e dell’uomo.
Il pensiero analitico del mondo occidentale, basato attualmente sul concetto di identità, sul metodo deduttivo e su una logica prettamente illuministica, ha generato una medicina che, nel corso degli anni, è diventata sempre più settoriale e specialistica, abituata così com’è, ad indagare approfonditamente sul particolare della malattia, sul tessuto, sul viscere o sull’organo colpiti. Ha inventato così delle tecniche e degli apparecchi di indagine sempre più sofisticati, raggiungendo dei livelli quasi di perfezione in diversi campi. Sembra, però, aver perso di vista per secoli l’uomo nella sua globalità e, soltanto negli ultimi lustri, la scoperta della psico-neuro-immuno-endocrinologia ha ridato vigore ad una sua visione olistica.
Fin dalle sue origini, la medicina cinese, invece, considera l’essere umano come un’entità complessa, che non può essere scissa ed analizzata singolarmente nelle sue varie componenti, ma solo nella sua inscindibile globalità. Inoltre, l’uomo (microcosmo) fa parte di un sistema molto più vasto (macrocosmo), nel quale è inserito e di cui condivide le leggi. Secondo la medicina cinese «l’uomo deve sempre rispondere al “cielo” e alla “terra”», perché appartiene al macrocosmo e dal rapporto armonico con questo, dipende il suo stato di salute. La medicina cinese deriva questi aspetti dalla concezione taoista, applicata alla natura e all’uomo, che promuove il principio che la vita deve tendere a conformarsi alle leggi naturali, affinché scaturisca quell’equilibrio che è in grado di garantire lo stato di salute. Nel momento in cui viene a mancare l’armonia all’interno dell’organismo o tra l’uomo e l’ambiente esterno, subentra la malattia.
È a questa visione unitaria dell’uomo che la medicina cinese si è ispirata fin dalle sue remote origini per «curare il malato e non la malattia». Ha rivolto il suo interesse soprattutto alla prevenzione, prendendo in esame il terreno costituzionale che, per sua natura, tende a sviluppare più facilmente alcuni tipi di patologie. Secondo i dettami della medicina cinese, la prevenzione è fondamentale, perché è auspicabile curare la persona prima che si ammali. Un famoso detto cinese afferma: «bisogna curare il malato prima che lo diventi». Questa prevenzione si attua conformandosi a delle regole di vita che supportano gli aspetti più deboli dell’organismo (organi, visceri, tessuti, movimenti) e aiutano ognuno di noi ad affrontare meglio il quotidiano e a reagire con più efficacia all’attacco patogeno. La dietetica, la respirazione e le ginnastiche mediche, oltre che curare, hanno eminentemente questo scopo preventivo, mentre l’agopuntura, il massaggio e la farmacologia possono essere usati a scopo preventivo, anche se il loro utilizzo più frequente avviene in campo terapeutico.
A questo proposito, ovviamente, la disponibilità del paziente a farsi visitare anche quando si sente in “apparente buona salute” e l’approccio che il medico deve avere con il paziente sono di vitale importanza; è essenziale l’attento esame della persona , del colorito, della lingua e dei polsi, per arrivare ad una diagnosi precisa che individui lo squilibrio, causa prima di malattia, «prima che la malattia si manifesti».
La nosografia occidentale ha, per anni, identificato l’evento patologico con la specifica lesione organica del viscere, dell’organo o del tessuto malati, solo recentemente (da quando è stata scoperta l’importanza della psico-neuro-immuno-endocrinologia) è arrivata ad intuire che la malattia è in prima istanza la perdita di un equilibrio generale, prima ancora che possa comparire un disturbo locale; su questa certezza la medicina cinese si è sviluppata fin dalle sue antiche origini.

Medicina cinese come medicina energetica

Finora abbiamo detto che, secondo la medicina cinese, la malattia è l’esito di uno squilibrio dell’organismo che non è più in rapporto armonico con se stesso e con il cosmo che lo circonda.
Naturalmente, per intervenire correttamente, bisogna capire quale è il tipo di disarmonia che dobbiamo affrontare. La medicina cinese,  già migliaia di anni fa, intuì che la malattia è provocata da uno squilibrio di carattere “energetico”, dovuto, appunto, ad un eccesso o a un difetto di assimilazione o produzione di energia o ad un’alte-razione della sua distribuzione e circolazione.
Già i primi studiosi del corpo umano avevano constatato la presenza di energia all’interno di ogni organismo. Avevano stabilito che i nostri visceri sono interessati all’assimilazione dell’energia ed all’eliminazione degli scarti del metabolismo. Avevano intuito che gli organi sono coinvolti nella produzione e nell’accumulazione di questa energia che circola incessan-temente attraverso dei canali di distribuzione (i meridiani), deputati a collegare gli organi e i visceri stessi, tra loro, con i vari tessuti dell’organismo, con l’esterno e con le estremità.
Una parte di questa energia, quella acquisita, viene fornita all’uomo dall’alimentazione (energia della “terra”) e dalla respirazione (energia del “cielo”), un’altra parte, l’energia congenita, viene trasmessa a tutti gli esseri umani al momento della nascita dai propri genitori, per questo viene anche chiamata energia ancestrale, ed attivata da una sorta di energia cosmica definita energia “sorgente”.


Ovviamente, se la produzione, la distribuzione e la gestione dell’energia che l’uomo possiede sono corrette ed armoniche, è garantito lo stato di salute, altrimenti compare la malattia.
Sappiamo che anche la medicina occidentale parla di energia all’interno dell’organismo, ma il suo interesse primario è sempre stato quello di quantificare quest’energia, o meglio gli effetti di questa energia. A questo scopo, ha messo a punto svariate tecniche di misurazione energetica, fin dall’inizio la misurazione della temperatura, in tempi più recenti, l’elettrocardiogramma o l’elettroencefalogramma. In questo modo, però, non ha né ricercato, né potuto percepire la presenza di energie più difficilmente quantificabili. Il limite di queste misurazioni consiste nella imperfezione degli strumenti di misurazione e nel fatto che esistono delle forme di energia non misurabili o misurabili soltanto parzialmente, come ci ha dimostrato la recente teoria della relatività e della meccanica quantistica agli inizi del nostro secolo.
In effetti, la teoria della relatività dimostra che il reale non è come lo vediamo e come istintivamente ci sembrerebbe di essere, ma è assai diverso, anche perché attraverso i sensi lo percepiamo come un’entità statica, mentre tutto è in continuo movimento. In effetti ogni fenomeno del reale è il frutto del dinamismo tra materia ed energia che, ininterrottamente, si trasformano l’una nell’altra secondo la legge della relatività di Einstein che stabilisce che l’energia è uguale alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce: E=mc2.
Se valutiamo i fenomeni del reale secondo i nostri sensi corriamo il rischio di travisare la realtà: a noi sembra di stare su un pianeta immobile, sappiamo, invece, che la terra gira su se stessa ed intorno al sole il quale, a sua volta, si muove nella nostra galassia. I nostri sensi ci indicano che il nostro organismo è in uno stato di quiete solo perché non avvertiamo i movimenti e le reazioni energetiche  che avvengono all’interno, eppure il sangue circola inces-santemente, gli impulsi nervosi vengono continuamente trasmessi, i legami chimici vengono creati e distrutti e migliaia di altri fenomeni si realizzano ininterrottamente, a livello atomico e delle particelle subatomiche, senza che ce ne accorgiamo.
La mancata misurazione dell’energia da parte della medicina cinese, che non tiene conto degli effetti termici, chimici e meccanici dell’energia, è un limite, secondo la logica occidentale, tuttavia permette alla scienza cinese di intuire, più che calcolare, usando modelli di interpretazione meno rigidi dei nostri.

Medicina cinese come medicina dialettica

Per capire il significato dell’aggettivo “dialettico” attribuito alla medicina cinese, dobbiamo riuscire a capire il senso profondo del concetto del “dao” che sta alla base della cultura cinese.
La scuola taoista, già all’epoca degli Stati Combattenti, aveva formulato il principio del dao come legge normativa sulla quale si informano tutti i fenomeni naturali.
L’ideogramma che esprime il concetto del dao è formato da due radici, l’una simboleggia un piede e dunque un cammino, una strada, un percorso che danno l’idea di un movimento verso qualcosa, l’altra simboleggia un viso che emette delle radiazioni, proba-bilmente un pensiero, una riflessione. Il dao è, quindi, la strada che l’uomo deve seguire per realizzarsi, secondo le indicazioni che il dao stesso sottende attraverso dei segni che l’uomo identifica tramite la sua riflessione, il suo pensiero, nel reale. Nel Dao De Jing il Classico della Via e della Virtù, com-pilato da Laozi, il fondatore del Taoismo, si legge: «Il dao produce l’uno, che comprende il due, che si manifesta come tre, il tre produce i diecimila esseri». Il dao si esprime attraverso la presenza di due forze complementari ed opposte, lo yin della “terra” e lo yang del “cielo” che interagiscono tra loro per dare la vita (tre) che si manifesta nel reale e nell’uomo stesso. L’uomo ed ogni fenomeno vivente, prodotto dal dao, è , soffio, fiato, energia (qi), quella stessa energia che, secondo la teoria della relatività e della meccanica quantistica, si manifesta nella vita alla quale essa stessa dà origine.
Se analizziamo l’ideogramma del qi, vediamo che le sue due radici esprimono l’una un vapore in ascesa, quindi una dispersione immateriale verso il cielo, l’altra un fascio di riso, quindi qualcosa di materiale che è in grado di produrre il vapore e trasformarsi in energia. Sono sottintesi i concetti di causa ed effetto, di forma e di sostanza e di materia ed energia: ne viene fuori che l’uomo è una vera e propria condensazione di energia.
Quindi, la materia ha alla base il dinamismo dell’energia che le permette l’esistenza e il movimento.
La medicina occidentale studia soprattutto la materia e  cioè la “struttura”,  “l’organo” e da essi parte per capire la sua funzione e quindi la sua energia. La medicina orientale, invece, ha percepito inizialmente l’energia e, dal suo studio, arriva alla “funzione” ed infine all’organo.
Se ne evince che sono due medicine da non considerare in opposizione, ma da integrare a vicenda perché, pur partendo da due considerazioni opposte, garantiscono entrambe un rigoroso affronto del reale nella sua unità di materia ed energia.
Bisogna ricordare che anche le nostre filosofie occidentali erano giunte, all’inizio della loro formulazione, a cogliere il senso di dinamismo e di energia nell’universo allora conosciuto, tant’è vero che dalla filosofia greca e, proprio da Talete, ci giunge la teoria che la materia fosse animata e che lo spirito si incarnasse in essa.


Arriveremo poi ad Anassimandro per scoprire che l’universo era animato da un “polmone” che forniva il “soffio vitale”.
Eraclito finalmente sostenne che il mondo era in continuo divenire e quindi tutto ciò che, percepito attraverso i sensi sembrava statico, era invece in continua trasformazione. Col passare dei secoli poi, i concetti di materia ed energia vennero definiti con sempre maggiore chiarezza, chiarezza che portò, però, a concepirli e studiarli separatamente, fino all’epoca cartesiana in cui la materia era considerata a se stante ed inerte e completamente diversa dallo spirito. Questa concezione, naturalmente, informò da allora anche la scienza medica. Fu proprio partendo dalla teoria di Cartesio, che la nostra medicina occidentale formulò i suoi primi fondamenti. Lo stesso Freud fu un figlio dei suoi tempi, quando ancora spirito e materia, mente e corpo erano entità distinte. Soltanto agli inizi del nostro secolo, con figure come Einstein, Rutherford e Bohr,  anche la fisica riuscì a proporre teorie completamente nuove, grazie agli studi sull’atomo. Vennero così formulati i principi della relatività e della meccanica quantistica, che stabilirono l’inscindibilità tra materia ed energia.
Con la formulazione della fisica quantistica del XX secolo ci troviamo di nuovo sul cammino che gli studiosi cinesi avevano percorso secoli fa, senza arrivare a formulare le stesse teorie della fisica occidentale, ma cogliendo l’intima essenza di questa unitarietà concettuale tra materia ed energia. Da questo punto di partenza si svolsero poi tutti gli studi approfonditi e sofisticati che gli studiosi cinesi intrapresero all’interno del corpo e della mente umana.
Non ci stupisce, quindi, neanche l’ipotesi che formularono circa la nascita della vita stessa che, secondo loro, ha origine da un soffio, come abbiamo già detto, il qi.