Riabilitazione dopo gli incidenti vascolari cerebrali, ictus, emorragie cerebrali

Le cerebrovasculopatie acute (ictus, trombosi, emorragie) rappresentano una delle patologie più rilevanti per morbilità e mortalità, costituendo la 3° casusa di morte dopo cardiopatie e neoplasie. Il 40% degli individui colpiti da muore entro 30 giorni, mentre la metà dei pazienti che sopravvivono oltre un mese presenterà deficit neurologici permanenti.

Compito della riabilitazione è quello di facilitare il recupero delle funzioni compromesse, mediante opportuni provvedimenti terapeutici.

Etiopatogenesi, le cause:

Due approcci scientifici e metodologici, in parte antitetici, tentano di spiegare  il “processo riabilitativo”:

  1. il recupero è sempre spontaneo ed il trattamento può solo rieducare e riadattare le funzioni residue;
  2. il recupero è spontaneo solo in parte, quindi il trattamento può indurre un ulteriore recupero, cioé una “ricostruzione funzionale”.

Quadro clinico

E’ quello, solitamente, di una emiplegia, con spasticità flessoria all’arto superiore ed estensoria dell’arto inferiore, caratterizzata da una estrema povertà di schemi motori e dall’impossibilità a combinarli.

A seconda dell’estensione della lesione, possono associarsi deficit sensitivi e delle funzioni corticali superiori (fasie, prassie, gnosie).

Complicanze

Possono essere precoci, legate alla fase acuta della malattia, non di interesse riabilitativo, e tardive, che riguardano il programma riabilitativo sia nella sua funzione preventiva che curativa e comprendono, in ordine di frequenza:

  1. l’atrofia del deltoide e la sublussazione della testa omerale;
  2. la sindrome algodistrofica (dolore, edema, alterazioni trofiche della cute e limitazione dell’ampiezza del movimento);
  3. retrazioni muscolo tendinee.

Decorso

Generalmente il paziente emiplegico, in 2-8 mesi, raggiunge un grado di autosufficienza tale che gli permette il reinserimento in famiglia, a volte anche nell’ambiente di lavoro, se questo presenta condizioni idonee.

Note di terapia riabilitativa

In base ai rapporti temporali con la lesione acuta, si prevedono interventi riabilitativi in fasi successive e di durata diversa.

I° fase (in reparti clinici o di medicina, 0-2 mesi); posizionamento corretto, al fine di prevenire la comparsa di disturbi del tono muscolare ed evitare complicazioni secondarie.

II fase (in reparti specializzati in neuroriabilitazione):

  • fisiochinesiterapia (1-6 mesi),
  • logopedia (1-12 mesi),
  • terapia occupazionale di reinserimento e di mantenimento (1-12 mesi).

 

Classificazione semplificata delle sequele degli incidenti vascolari cerebrali in medicina cinese

Paralisi

  1. paralisi da deficit di qi con ostruzione dei meridiani e stasi del sangue
  2. paralisi da deficit dello yin e risalita dello yang e del “vento” con ostruzione dei canali e stasi del sangue

Disfasia, afasia

  1. disfasia da essiccamento del jing del rene
  2. disfasia da ostruzione dei canali da parte dei “tan-vento”
  3. disfasia da ostruzione degli orifizi da parte di “tan-calore” veicolati dallo yang del fegato

Paralisi facciale

  1. paralisi facciale da ostruzione dei canali da parte dei tan

Sulla base dei sintomi accusati dal paziente, dell’esame del polso, di quello della lingua e dei dati della medicina occidentale (esami, radiografie, TAC etc.) è necessario definire una diagnosi in base alla quale si imposta la terapia.

L’agopuntura è molto utilizzata in Cina per trattare la malattia sia in fase acuta che nel periodo di riabilitazione; nei casi cronici che durano da molto tempo sono consigliate delle sedute di richiamo la cui frequenza va definita con il medico in base alla sintomatologia ed alla storia clinica.

Di norma in questi casi utilizzo l’agopuntura somatica generale, anche se molte altre tecniche di agopuntura possono risultare efficaci nei singoli casi: ad esempio l’agopuntura addominale, l’agopuntura polso-caviglia, l’agopuntura auricolare, la cranioagopuntura.

Spesso associo anche l’utilizzo di farmaci di medicina cinese sia per trattare il disturbo di base che per intervenire sul terreno nell’ambito del quale si sviluppa la malattia. L’associazione del massaggio e delle ginnastiche cinesi è utilizzata quasi costantemente come complemento della terapia di agopuntura.